Meskel – Festività Etiope

Published On: 14 Agosto 2020|Tags: |
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Meskel, che letteralmente significa la festa della Croce, è certamente tra le cerimonie religiose più sentite della Chiesa ortodossa del paese del Corno d’Africa ed è anche una Festa Nazionale ricorre annualmente al 17 “Meskerrem“, ovvero tra il 27 e il 28 settembre di ogni anno, in particolare  nella Capitale Addis Abeba, proprio in Piazza Meskel. Trae origine da un’antichissima tradizione che gli etiopici, di profondi sentimenti cristiani, si sono tramandati di generazione in generazione e che ha conservato tutto l’originale candore ed il senso più genuino del carattere degli antichi etiopici cristiani.

La leggenda del Meskel – La Festa della Croce

La leggenda narra che gli ebrei avessero seppellito la croce di Cristo in mezzo a quelle dei due ladroni, e per nasconderla e disonorarla la avessero negli anni continuamente ricoperta con le loro immondizie. Dopo trecento anni ormai erano diventate delle montagne, ma l’intento era che i cristiani non venerassero il simbolo della loro redenzione. Nessuno avrebbe pensato che dopo tutto questo tempo si sarebbe riusciti ad individuare il luogo dove la reliquia fu seppellita, eppure Dio volle che anche questo miracolo venisse compiuto, e scelse Elena, la madre di Costantino, per questa grande missione. Elena, che aveva sempre desiderato ardentemente scoprire dove fosse seppellita la croce di Cristo, dopo tante ricerche un giorno consultò tre vecchie persone, le quali furono obbligate dalla donna a svelare il luogo di sepoltura. Elena, donna tanto devota quanto saggia, vedendo che c’erano tre montagne di rifiuti di uguale altezza e non sapendo in quale delle tre poteva essere sepolta la croce sulla quale Gesù fu crocefisso, prima di iniziare il lavoro degli scavi volle innalzare a Dio un sacrificio, bruciando una catasta di legna (che è il Damerà) per ottenere un’indicazione divina su quale dei tre monti doveva scavare. Dio accettò il suo sacrificio e piegò le fiamme verso la montagna di mezzo, che venne scavata dal 17 “Meskerrem” fino al 30 “Megabit” (settembre- marzo), Gli sforzi di Elena ebbero successo, in quanto la sacra reliquia venne ritrovata. In seguito anche gli Imperatori d’Etiopia si misero in cerca della santa reliquia, non sapendo il luogo dove Elena aveva deposto la croce, e bramando di possederla. Dopo infinite peripezie il destino volle che fosse l’imperatore Davide a trovarla a Gerusalemme, ottenendo un pezzo della croce di Cristo. Davide morì martire durante il suo viaggio di ritorno, ma il pezzo della croce raggiunse l’Etiopia. Da allora in poi il popolo d’Etiopia ha continuato a celebrare solennemente questo grande avvenimento, con sincere dimostrazioni di fede e di attaccamento alla croce sulla quale Cristo morì per salvare l’umanità.

Nel Medioevo, il Patriarca di Alessandria diede all’imperatore etiope Dawit metà della vera Croce in cambio della protezione offerta ai cristiani copti. Si ritiene che un frammento della Vera Croce si trovi presso il Gishen Mariam, a circa 70 chilometri a nord-ovest di Dessie.

Ancora oggi questa commemorazione ha un alto contenuto spirituale, si svolge con festose manifestazioni e con solenni cerimonie religiose.

La Vigilia del Meskel

Alla vigilia si osserva un digiuno rigoroso e si inizia il caratteristico cerimoniale della festa. Gli uomini si ricoprono il capo con una corona di ramoscelli di albero freschi, mentre i giovani del paese dopo il tramonto del sole si riuniscono per accendere delle torce composte di rami secchi d’albero ed euforbie. In seguito si recano prima in chiesa per compiere i rituali tre giri, poi vagano per il paese per fare gli auguri. Queste fiaccolate simboleggiano, oltre che la luce del cristianesimo, anche la fine della stagione delle piogge con le sue nebbie e l’inizio della stagione dei raccolti con i suoi prati fioriti, dove tra tutti spicca un fiore dai petali gialli chiamato “ghelghele meskel”. Anche le ragazze e le donne si uniscono ai giovani cantando e portando in giro le loro torce accese, come augurio di una buona stagione. È consuetudine invitare gli uomini e le donne a compiere un piccolo salto sulle torce accese, a simboleggiare il trapasso dalla stagione delle piogge e delle nebbie alla bella stagione del raccolto.  La mattina la popolazione nei suoi abiti di festa si muove allegramente verso la chiesa o verso il piazzale dove si trova il “DAMERA” : una catasta di euforbie o alberi secchi legati con dei nastri che ricorda quella della Regina Elena. I preti e i diaconi nei loro sacri e multicolori paramenti accompagnati dai ritmi dei tamburi e dei sistri, procedono lentamente verso il luogo della cerimonia, mentre la popolazione si inchina devotamente davanti al sacro “TABOT” (l’ARCA) che portano in solenne processione. Un imponente corteo gira tre volte intorno al “DAMERA’ “, che, dopo essere stato benedetto, viene acceso dai preti officianti. Appena la catasta comincia a bruciare il “TABOT” si sposta lentamente dalle fiamme che divampano, mentre la popolazione in gruppi di uomini e donne, di ragazze e ragazzi a cui si uniscono i militari presenti, girano intorno alle fiamme cantando canzoni di gioia e di buon augurio per la nuova stagione. Tutti i presenti fanno attenzione alla direzione verso cui le fiamme si piegano e da questo segno si traggono gli auspici per il futuro e cioè se l’avvenire sarà foriero di pace o di guerra. Se i presagi sono favorevoli, allora l’esultanza trabocca e le manifestazioni diventano frenetiche. Infine va ricordato che una settimana prima del “MESKEL”, il giorno 10 “Meskerem” (20 Settembre) viene celebrato l'”AZIE MESKEL”. In tale ricorrenza esponenti del clero, accompagnati dai “MEZEMERAN” si recano dalle massime autorità per porgere dei fiori, come espressione dell’inizio della stagione dei fiori e del buon raccolto.

Il giorno del Meskel

Il giorno dopo il Demera accade il Meskel che si celebra banchettando in famiglia.  La città migliore per assistere al Meskel Festival è Addis Abeba nella famosa piazza Meskel. Anche  a Bahir Dar, Gonder, Axum e Lalibela sono ottime destinazioni in cui poter vivere questo momento importante per gli ortodossi di Etiopia.

La festa che riunisce le famiglie e promuove la riconciliazione e la coesione sociale si celebra nella forma attuale da 600 anni, in altre forme sin dal XIII secolo.

Nel 2013 l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura, ha iscritto la Festa come patrimonio culturale immateriale dell’umanità.